
Gli Skunk Anansie sono nati estremisti e d’allora sono rimasti così. È lì nella loro musica, che si divide senza sforzo tra il conflittuale e il docile, tra il politicamente carico e la nuda emozione, tra la capacità di catturare l’attenzione e la sobrietà.
Ma è anche l’essenza stessa della band: una miscela di influenze, culture e personalità che loro rappresentano con successo.
Quando la band è emersa dalle quinte fradicie di Londra nel 1994, hanno elettrizzato tutti quelli che li hanno visti dando una carica di adrenalina ad una scena musicale decadente, non assomigliando a nulla che fosse venuto prima di loro.
“Nessuno nella nostra scena aveva mai visto niente di simile a noi – afferma la cantante Skin, che ha co-formato la band con il bassista Cass e il chitarrista Ace – Siamo stati un terremoto”.
“Londra negli anni 90 era un melting pot - aggiunge Ace, il chitarrista – ma non le band, che erano sempre quattro tizi con lo stesso taglio di capelli. Noi eravamo una band di persone reali. Ecco perché eravamo radicali.”
Quasi 25 anni dopo, ogni altra band sta ancora provando a eguagliarli. Nessuno prima o dopo ha avuto l’impatto culturale o emotivo che ha spinto gli Skunk Anansie verso un enorme successo. Un grande traguardo che hanno raggiunto e che nessun altro è riuscito ad imitare.
Così la band ha scelto di celebrare il loro venticinquesimo anniversario con 25Live@25, un album live che riunisce le migliori canzoni dei sei album in studio che hanno realizzato.
Poche band sanno stare sul palco come gli Skunk Anansie. I loro elettrizzanti live show sono un uragano di energia, rumore e personalità; un’esortazione a diventare parte di qualcosa di molto più grande a cui è impossibile resistere.
Registrato durante il tour in Europa di “Anarchytecture” nel 2016, è una celebrazione dell’ineguagliabile carriera degli Skunk e della loro importanza nella musica e nella cultura nel mondo. “Diventiamo vivi sul palco – concorda il bassista Cass – è lì che tiriamo fuori i nostri denti”.
Quando gli Skunk Anansie si sono formati nel febbraio del 1994, con il batterista originale Robbie France, i club e i bar della loro Londra natia stavano avendo a che fare con i primi mormorii del Britpop – un movimento in gran parte popolato da uomini bianchi di vent’anni circa che suonavano la chitarra, i cui eroi del passato erano i Beatles, gli Who, i The Kinkks.
Gli Skunk Anansie erano quanto di più lontano da quella scena e dal suo approccio omogeneizzato si potesse immaginare. Il loro DNA era costituito da un glorioso mix di influenze razziali, generi sessuali, culturali e musicali. Hanno guardato avanti, non indietro. “Eravamo degli outsiders – afferma Skin – E siamo orgogliosi di esserlo stati. Siamo arrivati e abbiamo dimostrato che si poteva essere diversi”.
La base operativa degli Skunk era il The Splash Club, un angusto spazio dietro le quinte in un pub fatiscente a King’s Cross, uno dei quartieri più malfamati del nord di Londra. Come DJ fondatore e resident dello Splash, aveva senso che Ace avrebbe debuttato lì con la band che aveva formato insieme a Skin e Cass. E così fu: all’inizio del marzo 1994 un paio di centinaia di persone ammassate allo Splash Club ottenne il loro primo assaggio degli Skunk Anansie.
“Era super caldo e speronato – ricorda Skin – Avevamo tutti una reputazione: Cass era il miglior bassista, io la miglior cantante, Ace il miglior chitarrista ed era il suo club. Tutti erano curiosi di sapere come sarebbe stato, in modo positivo. Sarebbe stato strano, diverso, speciale”.
Era tutto questo e altro. La band ha prenotato un secondo concerto un mese dopo, il 5 aprile. Con decine di talent scout delle case discografiche, è stata un’occasione fondamentale per due motivi. Innanzitutto, è stato il giorno in cui Kurt Cobain è morto. E il secondo, è stata la notte in cui gli Skunk Anansie hanno ottenuto il primo contratto discografico.
“L’A&R della One Little Indian è stato il più grande fan di Kurt Cobain/Nirvana di sempre – afferma Ace – Aveva appreso la notizia e non voleva più uscire. Ma è andato al concerto ed è stato talmente coinvolto da avergli fatto cambiare idea. Ha detto: “Devo firmare questa band: se c’è qualcosa che ha potuto farmi stare meglio dopo questa notizia, deve essere sorprendente”.
A meno di sei settimane dopo dalla formazione, l’ascesa degli Skunk Anansie era in corso a una velocità inaudita. Tra il 1995 e il 1999 la band pubblicò una serie di singoli di successo che spaziavano lo spettro di soggetti ed emozioni, da “Liittle Baby Swastika” a “Selling Jesus”, politicamente carichi, a “Weak” e “Hedonism (Just because you feel good)”, emotivamente vulnerabili, fino a “I can dream” e “Charlie big potato”, che appaiono tutte in 25LIVE@25. I tre album acclamati usciti in quel periodo, “Paranoid & Sunburnt” del 1995, “Stoosh” del 1996 e “Post Orgasmic Chill” del 1999 erano dichiarazioni d’intenti di una band che si rifiutava di essere classificata.
“Come cantante donna nera era difficile imporsi ed essere accettata – afferma Skin – poi salivo sul palco, facendo esattamente quello che immaginavo nei miei sogni. Lì per la prima volta mi sono sentita accettata”.
Gli Skunk Anansie sono spesso stati descritti come una band politica. E lo sono innegabilmente, come la loro traccia del 1996 dice “sì, è fottutamente politico”. Ma la politica è solo una parte di ciò che sono: gli Skunk affrontano l’amore e il rifiuto, la rabbia e la tristezza, la frustrazione e la collera. Le emozioni umane che tutti condividiamo.
“Nella musica rock è davvero facile parlare di feste, di scopate e di tutto quel genere di cose – dice Skin – Ma per noi, quello che stavamo cantando doveva essere più profondo, doveva significare qualcosa. Dovevamo parlare delle nostre esperienze e di quello che stavamo attraversando”.
Mentre gli Skunk Anansie collezionavano singoli in TOP 40 e album in TOP 10, la loro formidabile reputazione è stata amplificata dalla loro spaventosa presenza scenica. “Tutto ciò che è venuto fuori di buono dagli Skunk Anansie è scaturito proprio dall’essere una band che dà il suo meglio dal vivo – dice il batterista Mark Richardson, che nel 1995 ha fatto di tutto per entrare nella band dopo essere rimasto folgorato durante un loro concerto.
“Abbiamo sempre pensato che nessuno potesse sconfiggerci. Dai, cerca di batterci, non lo farai. Nessuno lo ha fatto”. Con Mark che ha completato la formazione, lo hanno dimostrato più e più volte, sia durante il tour nei club Brat Bus sponsorizzato da NME nel 1995, sia durante le aperture dei concerti di artisti del calibro di David Bowie e gli U2 pochi anni dopo.
I momenti più salienti arrivarono velocemente: poco più di un anno dopo la loro formazione, aprirono la seconda tappa del Festival Glastonbury del 1995 – un’apparizione che per poco non saltava per il fatto che tre quarti della band furono bloccati nel traffico! “Ero in piedi sul lato del palco, dove diavolo sono gli altri?” Ricorda Ace. “Sono arrivati e subito si sono catapultati sul palco e hanno iniziato a suonare.”
Due anni più tardi, gli Skunk Anansie divennero la prima band multirazziale a fare una tournée in Sud Africa, esibendosi in tre grandi concerti sold out nelle arene. L’anno seguente furono nuovamente invitati per esibirsi in un grande concerto tenuto per celebrare l’ottantesimo compleanno dell’ex presidente sudafricano e icona globale Nelson Mandela.
“La sera prima, Skin e io siamo stati invitati a un pranzo di compleanno in suo onore, e siamo stati entrambi chiamati sul palco per incontrarlo – racconta Cass– All’improvviso Stevie Wonder inizia a suonare Happy Birthday. E accanto a me c’erano Nina Simone, Michael Jackson e l’attore Danny Glover e tutti insieme abbiamo cantato buon compleanno a Nelson Mandela. Ho pensato: questo è surreale.”
Ci sono stati altri momenti sconvolgenti, come essere saliti sul palco con Luciano Pavarotti in un concerto di beneficenza organizzato dal Dalai Lama, dove il cantante lirico ha cantato “Follow me down” degli Skunk con la band. “Suonare con Pavarotti ha fatto davvero salire la mia adrenalina a mille – dice Mark – Che poi è una parte fondamentale della band, rincorrere l’adrenalina”.
Nel 1999 l’ascesa degli Skunk Anansie ottiene un altro grande risultato. Appena quattro anni dopo il loro debutto al Glastonbury, la band è stata invitata nuovamente al festival in qualità di headliner. Per gli Skunk, chiudere l’ultimo Glastonbury del millennio era il finale perfetto di un decennio perfetto.
“Stai attento a tutte queste persone, guardale attentamente: questo è molto diverso dallo Splash Club - dice Ace ridendo – Quello è stato sicuramente uno dei momenti più salienti della nostra carriera”.
Il nuovo millennio ha portato nuove considerazioni. Per gli Skunk Anansie ha significato intraprendere una lunga pausa, durante la quale hanno potuto riflettere sugli importanti successi.
“Essere lontani gli uni dagli altri ci ha fatto apprezzare ancora di più quello che avevamo con la band – afferma Cass – Quando siamo tornati insieme è stato come: Ehi, abbiamo degli affari in sospeso”.
Quando i quattro membri si sono riuniti nel 2008, al Class ‘Black Mushroom Studios, è stato come porsi nuovamente uno scopo. La prima cosa suonata insieme durante la prima prova non è stato uno dei loro vecchi successi, ma è stata scritta nuova di zecca. “Eravamo tipo ‘Suoniamo qualcosa di vecchio per scaldarci?’ Dice Ace. E Skin continua ‘suoniamo qualcosa di nuovo’ e così abbiamo scritto ‘Because of you’ in dieci minuti.”
La pausa li aveva resi consapevoli di quanto fossero importanti l’uno per l’altro, di quanto la chimica che avevano insieme fosse insostituibile. “La cosa strana degli Skunk Anansie è che quando siamo tutti e quattro insieme, qualcosa di speciale accade – dice Mark – E’ la chimica che abbiamo insieme, il suono e la sensazione di essere una band, l’energia. Questo non è mai, mai cambiato. E non lo farà mai”.
Fu con questa mentalità fissa negli occhi che gli Skunk Anansie si imbarcarono nel secondo capitolo della loro carriera. Da quando sono tornati insieme, hanno cercato di non cavalcare l’effetto nostalgia, pubblicando tre nuovi album molto acclamati – Wonderlust nel 2010, Black Traffic nel 2012 e Anarchytecture nel 2015 – che mostrano una band coerente nel loro intento. Anche molti problemi che erano sorti durante gli anni sono stati risolti, ma gli Skunk Anansie stanno ancora combattendo una bella battaglia, senza perdere uomini mentre lo fanno.
“Il razzismo esiste ancora, il sessismo esiste ancora, l’omofobia esiste ancora e con Trump è solo guerra aperta – dice Skin con veemenza – Le cose sono andate indietro e noi non lo tolleriamo”.
“Più oppressivo o fascista o repressivo è il regime nel paese, più tiriamo fuori la fazione opposta – dice Cass che ha l’indole più fulminante della band – facciamo presa sui ribelli perché siamo ribelli”.
Venticinque anni dopo essere esplosi dalle retrovie di Londra, gli Skunk Anansie sono oggi più potenti e fondamentali di quanto lo siano mai stati.